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Trento, 12 febbraio 2025
Quando la “manutenzione” coincide con la distruzione.
interrogazione a risposta scritta presentata da
Lucia Coppola, consigliera provinciale/regionale di Alleanza Verdi e Sinistra

La pratica, altamente sconsigliata da coloro che hanno competenze nella gestione di fiumi e torrenti, di eliminare la vegetazione riparia, aumenta il rischio a valle perché accelera e concentra i deflussi, che non sono mai solamente liquidi, accentuando di conseguenza il picco di piena e la sua velocità di trasferimento verso valle. Ma mette a rischio anche le zone interessate a possibili esondazioni, là dove i fiumi si riprendono spesso e volentieri l’antico letto. Soprattutto quando sono canalizzati e irrigimentati in sponde artificiali.

Gli argini, come noto, hanno la funzione di confinare il deflusso dei fiumi entro una sezione ben definita, in modo tale da proteggere i fondovalle dalle esondazioni. Asportare vegetazione dagli argini compromette la stabilità delle sponde ed è innegabile il fatto che le radici trattengono il terreno e consolidano le rive.

Erodere gli argini non crea sicurezza, non difende dalle piene. L’ unica pulizia fluviale che ha senso è quella del legname secco, perché viene subito preso in carica dalle piene e potrebbe creare sbarramenti e ostruire il passaggio dell’acqua sotto i ponti. Gli alberi “vivi” rappresentano invece una difesa passiva in quanto sono in grado di rallentare la funzione idraulica, tanto che vengono piantati, dove non ci sono, a sostegno di opere di ingegneria idraulica.

Ricordo che in territori sempre più cementificati, antropizzati ed impermeabilizzati il ruolo svolto dalla vegetazione riparia, cespugli compresi, è indispensabile. Consente altresì refrigerio e la frequentazione delle rive, a piedi o in bicicletta, e dà forma al paesaggio rendendone gradevole la visione. Tutto ciò conforta e fa bene all’anima, soprattutto quando si cerca di sottrarsi alla frenesia cittadina. La scusa della manutenzione e dei rischi davvero risulta incomprensibile nel caso della devastazione compiuta lungo gli argini del fiume Adige a Trento, dove in questi giorni sono in corso lavori difficili da comprendere.

La zona interessata è quella relativa alla sponda sinistra del fiume, dal Ponte di San Giorgio fino al sottopasso dell’autostrada e oltre. I lavori fanno presagire purtroppo che verrà tagliata tutta la zona verde, fino al grande prato da dove si può uscire dalla ciclabile. In quella zona sono stati già abbattuti alberi di pregio che facevano una piacevole e necessaria ombra lungo la ciclabile. Ora si vede solo un terreno secco, piatto e totalmente privo di verde. Quel verde urbano di cui tutti si riempiono la bocca. Non sfugge certo, tra l’altro, il fatto che la vegetazione riparia, oltre ad avere valore in sé, ospita la bio-diversità animale propria dei fiumi che andrebbe tutelata e difesa.

Tutto ciò premesso,

interrogo il Presidente della Provincia di Trento per sapere:

– se si è al corrente della devastazione compiuta lungo gli argini del fiume Adige, segnalata con preoccupazione ed incredulità da molti cittadini;

– chi ha deciso questi lavori e da chi sono stati effettuati concretamente;

– quali sono le motivazioni addotte e i criteri che stanno alla base di un intervento tanto drastico e distruttivo;

– se la Provincia di Trento forma e informa gli operatori che intervengono con questa brutalità nelle zone torrentizie e fluviali circa le modalità con cui vanno trattate le rive, con indicazioni che abbiano fondamenti scientifici.

 

      Lucia Coppola

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